Riscaldatori per dehors a Parigi sono stati vietati

2022-11-10 15:48:21 By : Mr. Robin Mao

Chi ha ormai una certa età, si ricorda che da bambini si saliva sulla seggiovia monoposto, lentissima, e l’addetto all’impianto dava una coperta per ripararsi dal freddo. Anche al bar, se il sole di mezzogiorno permetteva di sorseggiare una cioccolata all’aperto, con la consumazione talvolta il bar di montagna forniva delle coperte agli avventori.

Oggi, negli spazi all’aperto di molti locali pubblici si vedono “funghi” e altri sistemi di riscaldamento localizzato dell’aria: la tecnologia ha sostituito i vecchi rimedi di fortuna. Perdipiù, con le restrizioni sulla capienza dei locali imposti dai decreti antiassembramento, gli spazi all’aperto e i relativi dispositivi di riscaldamento si sono moltiplicati in tutte le città.

La domanda, tra un caffè e uno Spritz, è: «Ma quanto gas serra rilasciano nell’atmosfera?». Sono un passo indietro nella difficile battaglia contro il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici?

Le stufe per esterno più diffuse sono quelle a fungo con fiamma alimentata da gas in bombola. Ogni riscaldatore può generare le emissioni di un autoveicolo, senza nulla che filtri o riduca i gas inquinanti, a differenza delle marmitte catalitiche e di tutti i dispositivi adottati sulle auto. Questi riscaldatori sono anche inefficienti dal punto di vista energetico. Una bombola da 13 kg di gas riscalda un’area esterna di 25 metri quadrati per circa 12 ore. La stessa bombola, usata all’interno del locale, riscalderebbe la stessa superficie per un tempo di 10 volte maggiore.

«È difficile immaginare un dispositivo che infligga più danni gratuiti all’ambiente» ha detto il direttore di Friends of the Earth Tony Juniper. Aggiungendo che «in un momento in cui stiamo lottando per combattere il cambiamento climatico, ci si deve chiedere se abbiamo davvero bisogno di apparecchi che riscaldano l’aria aperta».

Questi spopolano nei giardini delle case. Allungano la fruizione degli spazi verdi domestici e permettono di cuocere gustose pietanze. Ma bruciare legna all’aperto genera principalmente: monossido di carbonio (CO); composti organici volatili (COV, CnHm); polveri sottili; ossidi di azoto (NOx). Senza contare gli effetti sulla deforestazione, anche se bruciare legna di recupero può limitare questo impatto.

Un consiglio per ridurre al minimo le emissioni gas serra di queste combustioni è di bruciare legno ben stagionato, che ha avuto almeno sei mesi per asciugare dopo essere stato tagliato, e sminuzzando il legno in pezzi più piccoli, in modo che possa bruciare in modo più efficiente.

Da esterno o da interno, i riscaldatori elettrici sono  sicuramente la scelta più rispettosa dell’ambiente, se siamo sicuri che l’elettricità che arriva in casa è ottenuta da fonti rinnovabili. Ma se l’elettricità è generata da combustibili fossili, allora l’efficienza energetica di un riscaldatore a propano/butano (GPL) è probabilmente la soluzione meno impattante per un impianto mobile esterno.

Quelle a superficie radiante sfruttano il principio dell’irraggiamento e distribuiscono calore attraverso una rete metallica. Le stufe per esterno a irraggiamento sprigionano energia termica attraverso raggi infrarossi che riscalda persone o cose, ma non l’aria circostante.

Inoltre, l’uomo è naturalmente avvezzo a fonti di calore radianti – come il sole o il fuoco – quindi questo sistema è il preferito dal suo organismo e permette di risparmiare l’energia che aziona la ventola.

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