Gas, scatterà il razionamento? Perché il riscaldamento delle case private è più a rischio delle industrie- Corriere.it

2022-11-10 17:22:15 By : shen qinmei

Uno studio dettagliato di Confindustria, ripreso da Quotidiano Energia, mostra le proiezioni sui razionamenti nel caso in cui l’offerta di gas dalla Russia dovesse azzerarsi. Scenario poco verosimile perché Mosca si priverebbe delle entrate finanziarie, ora altissime visto il prezzo-spot del mercato di Amsterdam vicino ai 130 euro al megawattora. Ma è chiaro che occorre prepararsi anche all’eventualità che il gas russo venga a mancare dal punto di arrivo di Tarvisio. Per questo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha dato mandato agli operatori di aumentare gli acquisti di carbone in coordinamento con Terna per mandare ai massimi, ove ce ne fosse bisogno, le sei centrali del Paese, di cui 4 gestite dall’Enel, una da A2a, l’ultima dai cechi di Eph a Porto Torres.

Un’analisi, presentata ieri dal vicepresidente e delegato all’energia di Confindustria Aurelio Regina, in cui si esprimono «fortissime preoccupazioni» non solo per le conseguenze del conflitto Ucraina-Russia, ma anche per la recente crisi idrica, «che sta diventando sempre più grave» per il sistema produttivo italiano «in particolar modo per quello della produzione di energia elettrica». Confindustria ha centrato innanzitutto l’attenzione sugli stoccaggi, dato il concreto rischio di non arrivare a garantire il riempimento dei depositi dell’80-90% previsto dalla Commissione Ue. Di conseguenza Regina ha auspicato «un intervento di ultima istanza».

Al Comitato è stato chiesto perciò di valutare «un censimento delle fabbriche e degli impianti che sarebbero esonerati dalla riduzione effettiva dei consumi in caso di emergenza» e di «avviare un’attenta disamina dei cicli produttivi industriali al fine di predisporre un eventuale piano di intervento in grado di definire un ordine di merito sulla tempistica e modalità di interruzione del settore industriale». Il piano dovrebbe identificare «non solo i settori per i quali risulta impossibile interrompere la fornitura gas per ragioni tecniche legate al ciclo produttivo e di sicurezza e salvaguardia dell’impianto o che necessitano di una rampa di riduzione progressiva, ma anche quelli relativi a produzioni ‘essenziali’ a prescindere dalla loro interrompibilità tecnica».

Ma il settore industriale non dovrà essere l’unico a sostenere l’onere degli eventuali tagli alle forniture. L’intero settore civile, commerciale e terziario dovrà «fare la sua parte» attraverso la «riduzione dei consumi e il corretto utilizzo del sistema di riscaldamento». Durante il periodo di punta invernale tale settore mostra la domanda di gas più elevata, con consumi (oltre 140 milioni mc/giorno) più che doppi rispetto a quelli industriali (61 milioni metri cubi al giorno). Insomma, non si dovrà «fermare o ridurre la produzione industriale senza aver prima adottato misure volte a contenere i consumi del settore civile».

La terza richiesta dell’associazione al Ctem è di fare causa comune per l’upstream del gas , giacché in assenza di interventi la produzione italiana declinerà dai 3,5 miliardi metri cubi del 2021 a non più di 2 mld metri cubi nel 2025 e a meno di 1 miliardo di metri cubi all’anno nell’ultima parte del decennio. Confindustria ritiene possibile arrivare a una produzione compresa tra 6 e 8 miliardi metri cubi all’anno a partire dal 2025 con interventi come l’ottimizzazione della produzione delle concessioni attualmente operanti sia a terra che a mare, la promozione di nuovi progetti già predisposti per i titoli esistenti nel Canale di Sicilia e in Adriatico, la rivisitazione del Pitesai e di altri vincoli normativi e lo snellimento dei processi autorizzativi.

di Paolo Manazza e Luca Zuccala

Autorizzaci a leggere i tuoi dati di navigazione per attività di analisi e profilazione. Così la tua area personale sarà sempre più ricca di contenuti in linea con i tuoi interessi.