Un prezioso serbatoio globale di carbonio... da difendere ora
Le reti fungine micorriziche salveranno il mondo. Forse, se smettiamo di distruggerle. Ebbene sì: i funghi non sono solo contorni deliziosi da assaporare, ma un universo decisamente più complesso. Protagonisti del nostro ecosistema, lavorano silenziosamente per limitare il riscaldamento globale. Sono infatti alleati per sconfiggere la crisi climatica, creando delle vere e proprie reti sotterranee che attirano il carbonio presente in aria e lo trattengono nel sottosuolo, contribuendo alla maggior parte della vita sulla Terra. Ecco perché sono da preservare con tutte le forze, partendo dall'imparare a conoscerne il ruolo nella nostra vita.
Dobbiamo immaginarli come ingegneri ecosistemici invisibili che lavorano nell'oscurità per salvare il mondo, supereroi non adatti al grande schermo, ma che dobbiamo preservare ASAP. Vivono, per la maggior parte, sotto forma di reti ramificate che si riuniscono in cellule tubolari - chiamate micelio. Un dato ci fa capire la vastità della loro diffusione: a livello globale, il micelio fungino nei primi 10 cm di suolo è lungo più di 450 quadrilioni di km, circa la metà della larghezza della nostra galassia. Oh yes, impressionante tanto quanto affascinante. Queste reti che vivono in simbiosi hanno dato vita a un antico sistema di supporto vitale considerato uno delle meraviglie del mondo vivente.
Tutti questi funghi ben distribuiti sul territorio fanno sì che il carbonio nell'aria si riversa nel suolo, diventando il sostentamento per tutta le forme di vita del sottosuolo - circa il 25% di tutte le specie del pianeta. Il terreno si trasforma così in un serbatoio con il 75% di tutto il carbonio terrestre. Una vera e propria salvezza per rallentare l'ormai inarrestabile processo di cambiamento climatico che sta mettendo alle strette il nostro pianeta, ma... non stiamo facendo nulla per salvaguardare questi eroi invisibili.
Tra le tante strategie per affrontare il cambiamento climatico, gli sforzi per preservare gli ecosistemi e i programmi di conservazione della natura, ci stiamo dimenticando dei funghi che rallentano il climate change. Un vero e proprio problema che ci porterà al disastro, se non risolto per tempo. Stiamo infatti lasciando che le reti fungine del sottosuolo vengano distrutte, accelerando lo stravolgimento del clima, la perdita di biodiversità e interrompendo i cicli vitali dei nutrienti globali. Gli esperti sono chiarissimi, anzi tranchant: queste reti dovrebbero essere considerate un bene pubblico globale da mappare, proteggere e ripristinare con urgenza... e invece, ce ne stiamo dimenticando alla grande. Come lavorano queste reti fungine? Non solo tengono in vita le piante con uno scambio di nutrienti, ma creano una cucitura vivente che tiene insieme il suolo, aumentano il volume d'acqua che può assorbire, riducendo la quantità di sostanze nutritive portate via dalla pioggia. Permettono alla terra di diventare meno suscettibile alla siccità, ma anche più resistente alla salinità e ai metalli pesanti. Aiutano anche le piante a combattere gli attacchi dei parassiti, stimolando la produzione di sostanze difensive naturali.
Purtroppo però, secondo studi recenti, stiamo distruggendo le reti fungine del pianeta a un ritmo allarmante. Più del 90% del suolo della Terra sarà devastato entro il 2050 a causa dei prodotti dei processi produttivi delle industrie moderne, dell'agricoltura intensiva e della silvicoltura che non tengono conto della vita nel suolo. Mentre i funghi micorrizici forniscono fino all'80% dei nutrienti di una pianta, le pratiche agricole intensive - con la continua aratura e applicazione di fertilizzanti chimici, pesticidi e fungicidi - straziano gravemente l'abbondanza, la diversità e l'integrità fisica delle reti fungine. Il disboscamento crea un vero e proprio scompiglio nel sottosuolo, uccidendo fino al 95% dell'abbondanza di funghi micorrizici e fino al 75% della diversità delle comunità fungine. Un enorme studio del 2018 citato dal Guardian lo svela, confermando che il "deterioramento allarmante" della salute degli alberi in tutta Europa è causato da un'interruzione della rete fungina dovuta all'inquinamento da azoto (per la combustione di combustibili fossili) e all'uso di fertilizzanti agricoli. Tutto il carbonio che loro non assorbono più, una volta morti, torna nell'aria peggiorando il clima instabile in modo drastico.
Come lavorano le reti fungine per ridurre il carbonio? Lo catturano dall'aria e lo forniscono alle piante, che ricambiano donando ai funghi importanti nutrienti come l'azoto e il fosforo. Lo stupore è alle stelle: secondo gli esperti, gran parte del fosforo che compone il DNA del nostro corpo è passato attraverso un fungo micorrizico. Questo continuo scambio avviene a livello globale, eliminando dall'aria che respiriamo la bellezza di 5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all'anno - una quantità pari (circa) all'anidride carbonica emessa ogni anno dagli Stati Uniti. Anche piccole défaillance delle reti fungine possono avere conseguenze tragiche: un rilascio di appena lo 0,1% del carbonio ora immagazzinato nei suolo sarebbe pari alle emissioni annuali di 100 milioni di automobili. Perderemmo anche molte piante che, oggi, per la maggior parte dipendono dai funghi micorrizici.
Qualcuno si sta muovendo per evitare il disastro su larga scala: organizzazioni come la Society for the Protection of Underground Networks (Spun), la Fungi Foundation e GlobalFungi stanno difendendo gli ecosistemi del suolo, guidando un processo di campionamento globale che creerà delle mappe open-source delle reti fungine della Terra. Un lavoro che aiuterà a tracciare le proprietà degli ecosistemi sotterranei, come i punti caldi di scambio del carbonio, e a documentare nuove specie fungine in grado di resistere alla siccità e alle alte temperature. Insomma, qualcuno sta già pensando a come salvare il salvabile, per nostra fortuna.