Riscaldamento: sostituire le caldaie con pompe di calore conviene ed è più semplice di quanto si pensi- Corriere.it

2022-11-10 15:24:55 By : Mr. Mike Lin

Le bollette sempre più care, unite all’urgenza di riflettere su come invertire la rotta del cambiamento climatico ci impongono di ripensare il nostro modo di vivere, produrre, consumare. In particolare, la guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno fatto impennare i prezzi del gas, con i risvolti che tutti conosciamo. Ma c’è un modo per consumare meno, senza rinunciare alla produzione e al lavoro nelle aziende o a riscaldare le nostre case e uffici. Sostituendo il 60 per cento degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria più inefficienti con sistemi a pompa di calore, si potrebbe generare un beneficio netto economico, ambientale e sociale compreso tra 95 miliardi di euro (in assenza di ulteriori investimenti sulle rinnovabili) e fino a 222 miliardi (se le pompe di calore fossero completamente alimentate con fonti rinnovabili). Sono i dati di uno studio di Agici realizzato per Enel, che mette nero su bianco le possibilità date dall’elettrificazione degli impianti.

Sostituendo il 60 per cento delle caldaie tradizionali si può arrivare a un risparmio di 220 miliardi. «Non serve cambiare tutto l’impianto e i costi si ripagano», dice il direttore di Enel Italia Nicola Lanzetta. «L’Italia è pronta»

Per fare un esempio concreto, la sostituzione presa in esame nello studio porterebbe a un risparmio di gas compreso tra i 5,6 e gli 8,9 miliardi di metri cubi all’anno (tra il 18 e il 28 per cento in meno del totale dei consumi di gas residenziali, pari al consumo di 4,3-6,8 milioni di famiglie), e a un risparmio netto di emissioni di CO2 compreso tra 18 e 28 milioni di tonnellate all’anno (fino al 7 per cento del totale delle emissioni dell’economia italiana). Il progetto analizzato nello studio ha previsto una modellizzazione degli impianti dell’elettrificazione dei consumi finali realistica: sono state incluse infatti tutte le variabili, con dettaglio geografico e tecnologico. Confrontando le varie combinazioni si evince comunque che il progetto porta a benefici superiori ai costi. E secondo il direttore di Enel Italia Nicola Lanzetta questi benefici sono innanzitutto ambientali ed economici.

«Sarebbe opportuno chiamare questa crisi energetica con il suo nome», spiega Lanzetta, «ovvero crisi del gas. Noi abbiamo una dipendenza patologica da questa materia: oltre il 50 per cento della rete elettrica deriva da lì, senza considerare che in Italia riscaldiamo in maniera massiva case e uffici così, mentre la maggior parte degli Stati europei usa l’elettricità ». Una situazione che, secondo il direttore di Enel Italia, genera tre debolezze: ambientale, economica e di dipendenza da soggetti terzi. «Usare il gas per produrre energia elettrica e per riscaldare genera anidride carbonica di cui potremmo fare a meno, salvaguardando l’ambiente; il gas costa e questo costo, visto che la gran parte lo importiamo, non lo gestiamo direttamente, ma lo subiamo dai fornitori esteri». «Dal punto di vista della percezione dei consumatori, l’aumento dell’energia elettrica sembra essere più grave dell’aumento del gas », continua Lanzetta. «Questo è strano, infatti ci si dimentica che il gas ci serve non solo per l’energia elettrica ma anche per riscaldare e produrre beni e servizi» . Ed è così vero che c’è la convinzione che la crisi sia in gran parte dovuta all’elettricità, prosegue il direttore di Enel Italia, tanto che è diffusa la convinzione che gli operatori elettrici “stiano facendo i soldi”. «Se, invece, chi pensa questo, andasse a verificare come Enel genera energia elettrica noterebbe che, pur essendoci una produzione di poco meno del 50 per cento da fonte rinnovabile, il rimanente deriva soprattutto da centrali a gas, che noi compriamo ai prezzi assurdi di questi mesi». Insomma, il problema maggiore è riconducibile al gas. Eppure di pompe di calore come metodo alternativo al riscaldamento tradizionale per case, uffici e aziende non se ne parla abbastanza.

I motivi? «In primo luogo, c’è una titubanza legata alla tecnologia», spiega Lanzetta: «Non tutti hanno contezza che il passaggio da caldaia a pompa di calore è più facile di quello che ci immaginiamo . Innanzitutto, non bisogna cambiare tutto l’impianto. E poi siamo convinti che il costo iniziale non si ripaghi in un tempo ragionevole, ma è falso». Come dimostrarlo? Per il direttore di Enel Italia, basta considerare che i costi di un impianto a gas o a combustibile fossile (acquisto della caldaia, manutenzione, acquisto del combustibile, ecc.), superano quelli per il cambio di tecnologia. «Oggi non serve più rivoluzionare un impianto: si può sostituire la caldaia con una pompa di calore e usare gli stessi elementi di diffusione del calore quali elementi radianti, split o serpentine» .

Ma come si può agevolare questa transizione da gas a energia elettrica? Per Lanzetta il primo passo è «diffondere questo tipo di cultura», ovvero far capire alle persone che se si vuole cambiare con una pompa di calore, si può sostituire una caldaia senza stravolgere gli impianti . Poi bisogna fare una riflessione, prosegue Lanzetta, sui costi di manutenzione di questi apparati, che sono molto più bassi di quelli del gas. «E poi la terza considerazione è una minor incidenza della pericolosità: a volte, apprendiamo dalla cronaca, che l’utilizzo di gas è molto più pericoloso». Non manca poi una quota di responsabilità anche sul governo, che tra i tanti temi urgenti cui guardare in queste prime settimane non può prescindere dalla crisi energetica. «Che un ruolo importante, nella sensibilizzazione delle imprese, dei manager, dei privati cittadini e nell’incentivazione possa essere svolto anche dal governo è indubbio», precisa il direttore. «L’Italia da un punto di vista tecnologico è pronta per questo passo: oggi, nel Paese, siamo leader di mercato e abbiamo aziende che sono fiori all’occhiello . Ci sono tutti i componenti affinché questo processo possa partire ».