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2022-11-10 17:54:07 By : Ms. Tracy Yu

Il blog della Rivista Trimestrale sui problemi dell'energia

In Europa, le aree industriali possono ridurre le loro emissioni di gas serra attraverso la condivisione dell’energia e del calore di scarto. Un risparmio energetico che assume un importante valenza economica oltre che ecologica. Il progetto europeo R-ACES mira a promuoverlo tramite lo sviluppo delle “ecoregioni”.

L’industria in Europa assorbe un quarto della domanda totale di energia, di cui circa il 50% di quella per raffreddamento e riscaldamento. Numeri che potrebbero essere contenuti in tempi relativamente brevi se gli hotspot industriali venissero convertiti in ecoregioni.

“L’energia di scarto di una particolare azienda può diventare una risorsa per un’altra”, afferma Sergio Pinotti, esperto di efficienza energetica presso Spinergy SRL, azienda che fa parte dell’ecoregione di Bergamo.

Ridistribuendo l’energia in eccesso nelle reti di riscaldamento e raffreddamento degli impianti e utilizzando nel mix energetico più rinnovabili è possibile ridurre il consumo di combustibili fossili e quindi l’incidenza della bolletta energetica.

Cartiera CA-MA, TURBODEN, A2A Calore&Servizi, O.R.I. Martin: le aziende conivolte nella ecoregione di Bergamo

L’area industriale di Bergamo ha già avviato questo processo: il calore di scarto prodotto dalla O.R.I. Martin, un’azienda siderurgica locale, oggi produce elettricità sufficiente per 700 famiglie, garantendo così una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 10 mila tonnellate.

Tuttavia, molte aziende europee non sono al corrente di questa potenziale opportunità – cosa che il progetto R-ACES (Energy Cooperation Platform) vuole invece cambiare. L’iniziativa è finanziata dall’UE e ha come obbiettivo quello di aumentare la consapevolezza delle aziende rispetto al potenziale opportunità nel diventare ecoregioni. R-ACES ha sviluppato diversi strumenti IT per condividere l’esperienza delle ecoregioni esistenti come quella di Bergamo.

Il calore di scarto prodotto dalla O.R.I. Martin produce elettricità sufficiente per 700 famiglie con un risparmio in termini di emissioni di circa 10 mila tonnellate l’anno

Il Self Assessment tool, ad esempio, è costituito da un’autovalutazione digitale che raccoglie i dati sul consumo energetico dell’azienda assieme a quelli dell’energia e del calore extra disponibili. Queste informazioni vengono quindi combinate con una piattaforma “smart”, l’Energy Management Platform, che consente di riallocare l’energia e il calore in eccesso verso impianti che ne hanno bisogno.

Il risultato è quello di migliorare l’efficienza a livello industriale e regionale. Per ognuna di queste ecoregioni, R–ACES mira a una riduzione di almeno il 10% delle emissioni di CO2.

Pinotti al momento sta lavorando con R-ACES per testare questi strumenti in Italia. Finora, sia il Self Assessment tool che la piattaforma di gestione dell’energia hanno contribuito a rafforzare l’ecoregione bergamasca – garantendo al tempo stesso un efficace scambio di conoscenze tra i suoi stakeholder.

“Dovevamo collaborare per migliorare la nostra efficienza energetica”, afferma Pinotti, aggiungendo che le ecoregioni sono fondamentali per ridurre la domanda energetica in Europa. “Condividere gli sprechi significa sia ridurre l’uso dei combustibili fossili che permette di sviluppare una maggiore indipendenza energetica”.

In questo nuovo clima d’incertezza, il risparmio energetico assume un significato economico oltre che ecologico

Le opportunità offerte dalle ecoregioni assumono ancor più importanza alla luce della grave crisi energetica che investe il continente, dei prezzi record del gas naturale e della volatilità del mercato. In questo nuovo clima d’incertezza, aggravato dallo scoppio della guerra in Ucraina, il risparmio energetico assume, oltre che un significato ecologico, anche economico.

“La transizione energetica è un passo essenziale affinché l’industria riduca sia il suo impatto climatico che i suoi costi”, spiega Paul Robbrecht, dell’Autorità provinciale di Anversa, Belgio. Secondo Robbrecht, le ecoregioni sono anche un ottimo catalizzatore per le aziende che si muovono in questa direzione. Una parte significativa del futuro consumo di energia dovrà infatti necessariamente provenire da fonti rinnovabili e le ecoregioni offrono una grande opportunità per aumentare la produzione a basso impatto carbonico.

“Si possono già compiere passi importanti anche nel breve termine. Ad esempio, possiamo installare nuovi impianti fotovoltaici usando i grandi tetti degli edifici industriali. Anche l’energia eolica può giocare un ruolo fondamentale immediato, sebbene l’ottenimento dei permessi rimanga un problema importante. Per non parlare poi del recupero del calore residuo”.

Robbrecht sta collaborando con R-ACES per sostenere la conversione del parco industriale belga di Kanaalkant in un’ecoregione. Si tratta di una delle zone industriali più grandi delle Fiandre, circa 400 ettari di estensione. Quest’area conta oltre 800 aziende e 9 mila lavoratori, una complessità tale da richiedere il supporto di esperti per stabilire un percorso di condivisione efficace.

R-ACES ha sostenuto lo sviluppo Kanaalkant in un’ecoregione attraverso una collaborazione attiva tra le parti interessate, dal governo locale alle aziende pertinenti. “L’obiettivo del progetto è ridurre il consumo di energia e aumentare la quota di energia rinnovabile attraverso la collaborazione tra le varie aziende locali”.

Ecoregioni sono presenti in Italia, Belgio e Danimarca

Insieme a Italia e Belgio, anche la Danimarca vanta un’ecoregione all’avanguardia. Il Paese ne ha già infatti una a Nyborg, dove il 96% delle abitazioni sono riscaldate dal calore in eccesso generato dalle industrie locali. La regione ha ora in programma di estendere questa fornitura anche alle vicine “città satellite”, in modo che altre società possono riutilizzare il calore in eccesso proveniente da Nyborg per i loro processi di produzione.

“Stiamo passando dalla cooperazione sulla condivisione dell’energia a quella che è a tutti gli effetti una partnership basata su una visione comune per la futura neutralità carbonica”, afferma Mogens Michael Møller, responsabile dello sviluppo sostenibile a Nyborg.

Nel frattempo, nel sud del Paese, sono in corso i lavori per riunire quattro diversi comuni in un nuovo progetto di condivisione dell’energia. Charlotte Baumgartner dell’Energy Cluster Denmark, una rete nazionale per l’innovazione, spiega come i primi passi per la creazione di queste nuove ecoregioni siano già in corso. “Prima di tutto, viene realizzata una mappatura digitale di tutto ciò che si trova in una regione, dal tipo di rete elettrica, alle industrie fino ai modelli di consumo energetico dell’area. […] Una volta fatto vengono esaminati i dati stagionali sulle temperature in eccesso di tutte le industrie locali. In questo modo, possiamo creare casi aziendali per ogni settore d’interesse. […] Gli esempi mostrano che possiamo creare città e aree con emissioni minime di CO2“.

Baumgartner afferma inoltre che il progetto ha sviluppato soluzioni anche per i principali ostacoli che minano in genere lo sviluppo delle ecoregioni. “Se dobbiamo stipulare una sorta di contratto tra un’industria, il comune e l’azienda di teleriscaldamento, bisogna ovviamente prima creare un rapporto di fiducia. Spesso però, il maggiore ostacolo alla collaborazione tra ecoregioni è in realtà la mancanza di una legislazione vera e propria”.

A questo proposito, R-ACES ha anche sviluppato uno strumento di decisione legale, il Legal Decision Support Tool. Lo strumento include consigli su come impostare i meccanismi di prezzo per la cooperazione energetica, insieme anche a guide su altri aspetti normativi critici, come le licenze dei fornitori. Un punto di partenza cruciale, secondo Baumgartner, per gli stakeholder interessati alla creazione di un’ecoregione. “Dalle industrie, alle comunità locali fino alle società di teleriscaldamento, tutti possono utilizzare gli strumenti [R-ACES] per accelerare la collaborazione [dell’ecoregione]”.

Steve Gillman is a sustainable business consultant and supports businesses, NGOs and government organisations in advancing their combined economic, environmental and social performance.

La traduzione è a cura di Massimiliano Saltori

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